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Arancina o arancino? Lo street food siciliano per eccellenza.

Anche la famigerata Accademia della Crusca si è intromessa nella querelle tutta siciliana del nome dello street food più noto dell’isola.

Andiamo quindi ad analizzare quanto citato dall’Accademia:
“Il genere del nome che indica la specialità siciliana a base di riso con la salsa di pomodoro e la carne (o altro) divide in due l’isola: arancina (rotonda) nella parte occidentale e arancino (rotondo o a punta, forma che potrebbe essere ispirata dalla figura dell’Etna) nella parte orientale”. Pare quindi che per non scontentare nessuno, si possa parlare sia di “Arancina” che di “Arancino”.

Ma cos’è? Dove e com’è nata? Perché si chiama così?

Le fonti storiche in nostro possesso non ci aiutano a definire un esatto periodo storico per la nascita di questo piatto straordinario. L’arancina/o sembra però nascere nel periodo in cui la Sicilia era sotto il dominio dei Saraceni. Infatti in alcune scritture dell’epoca veniva descritti banchetti dove era possibile banchettare con deliziosi vassoi di riso aromatizzato allo zafferano con l’aggiunta di verdure e carne.
Solo successivamente, sotto la corte di Federico II, troviamo delle testimonianze che vedono aggiungere una panatura croccantissima, per agevolare il trasporto e la conservazione durante viaggi e battute di caccia.

Per quanto riguarda l’origine del nome non è chiara la sua derivazione, sembra comunque che sia di origine saracena o araba; queste popolazioni tendevano infatti a chiamare sontuosi pasti salati con il nome di un frutto.
Successivamente sono state fatte altre supposizioni prima con l’uscita del “Vocabolario Siciliano Etimologico” del 1785 dove compare la parola arancinu, cioè il colore tipico della melarancia, mentre successivamente si riconduce il nome all’origine alla forma sferica che caratterizza gli arancini palermitani e che ha portato a coniare l’affettuosa espressione “arancinu che’ i peri” (arancino con i piedi) per indicare una persona sovrappeso.

Alla base della specialità dell’isola c’è il riso (un tempo coltivato anche nella Piana di Catania), con molteplici varianti: al ragù di carne o “al burro”, cioè con mozzarella, prosciutto e, talvolta, besciamella. Molto gettonati anche quelli agli spinaci, alla Norma (chiamato anche “alla catanese”) o al pistacchio di Bronte. Non mancano le sperimentazioni, con l’utilizzo di frutti di mare o ancora, funghi, salsiccia, salmone, pesce spada e nero di seppia.
Esistono anche delle versioni dolci: si preparano con il cacao e si coprono di zucchero. All’interno possono avere crema alle nocciole o al cioccolato.

Anche in letteratura ritroviamo l’arancino/a come piatto caratterizzante dell’isola: il commissario Montalbano, personaggio dei romanzi di Andrea Camilleri, è un noto buongustaio e ha contribuito a far conoscere questo piatto fuori dall’Italia con il libro Gli arancini di Montalbano.

“Si piglia tanticchia di risotto, s’assistema nel palmo d’una mano fatta a conca, ci si mette dentro quanto un cucchiaio di composta e si copre con dell’altro
riso a formare una bella palla.”

Andrea Camilleri